Il mio pianoforte rosso nasce dal legno dimenticato, salvato dall'oblio e trasformato in voce viva.
Non è nato in fabbrica.
Non è uscito da una linea di montaggio.
Il mio pianoforte rosso è nato da legno che stava per essere buttato.
Scarti, pezzi dimenticati, tavole segnate dal tempo.
Materiale che per molti era finito.
Per me, era solo l’inizio.
E' stato costruito a mano, pezzo dopo pezzo.
Tra tagli, viti, polvere e silenzi.
Lo vedrete in queste foto, nudo e grezzo, prima che la vernice rossa lo vestisse di nuova vita.
Nella sua vernice si specchia la passione, nella sua voce si sente la storia.
Il rosso non è solo un colore: è un’urgenza, una presenza.
È il fuoco che brucia dentro ogni artista.
È la voce viva di questo strumento che da allora mi accompagna ovunque — concerti, eventi, incontri.
Fedele, vibrante, mio complice.
Perché, alla fine, la sua vera vocazione è la musica.
È dare, ancora. Dare emozioni, dare ritmo, dare spazio.
Il pianoforte rosso è la prova che anche ciò che sembra finito può rinascere.
Che un’anima, se ascoltata, trova sempre un modo per tornare a vibrare.
Ogni vite, ogni taglio racconta una rinascita: la bellezza che può emergere da ciò che sembrava finito.
Questo pianoforte è il mio compagno di viaggio, fedele e vibrante, presente nei concerti, negli eventi, nei sogni condivisi.
Il pianoforte rosso è stato anche ospite del MAU di Torino — ma la sua vera vocazione è la musica.
Il pianoforte rosso è la prova che l'arte non butta via nulla: trasforma.