La musica come espediente per espandersi
Andare sotto.
In profondità.
Oltre la superficie.
Oltre le identità.
È lì che ci dirigiamo.
Ed è lì che possiamo diventare spettatori di ciò che accade davvero.
Questo è il cuore del *Music Business* del futuro.
Un futuro che oggi è ancora invisibile ai più,
ma che io vedo come un seme pionieristico in cui credo profondamente
e che scelgo di proporre a chi è pronto.
Cosa significa, in pratica?
Niente strategie:
sono sempre fallaci e fragili, perché soggette alle mode e al cambiamento.
Nessuna teoria, ma pratica.
Solo la pratica è viva.
Ogni gesto — soprattutto il gesto artistico — è concreto,
ed è in questo suo empirismo radicale
che ritroviamo quella naturalezza espressiva
che sembra provenire da un altrove.
L’energia è tutto.
Serve energia per emergere, per farsi ascoltare,
per scrivere canzoni e portarle a compimento.
Ma dove si trova questa energia?
Nel cibo? Nei viaggi? Nelle relazioni? Negli incontri?
Presto si scopre che tradurre parti di sé in musica
significa anche concedersi il permesso di entrare in una nuova età dell’oro:
uno spazio in cui visibile e invisibile si toccano e dialogano.
Che cosa vuol dire questo, in concreto?
Vuol dire non escludere nessuna parte di sé.
Vuol dire poter attingere a tutta l’energia disponibile:
non solo quella evidente, ma anche a quella "materia oscura" che non si vede
— e cheppure esiste, e può far scorrere fiumi dentro di noi.
Ci sono fonti invisibili, ma fondamentali,
senza le quali un progetto ambizioso non può crescere.
E a proposito di ambizione:
non è ciò che ci racconta il pensiero dominante.
L’origine della parola è più semplice:
"ambire" significa letteralmente *andare intorno*,
*fare il giro per ottenere qualcosa*.
Qui, fare il giro vuol dire questo:
chiedere a ogni parte del visibile e dell’invisibile
come possiamo, attraverso il nostro talento e il nostro donarci,
diventare esseri più amorosi.